Francesco da Bussone

Francesco da Bussone detto Il Conte di Carmagnola, fu uno dei più grandi capitani di ventura del XIV secolo, nacque, umile figlio di contadini forse a Carmagnola tra il 1382 e il 1385.

Poco più che un adolescente, non seppe resistere alle parole di un banditore in cerca di giovani da arruolare per la ventura e iniziò il mestiere del mercenario sotto l’insegna di Bonifacio Cane (detto Facino), il più famoso e crudele condottiero dell’epoca. Adottò come nome di ventura il Carmagnola e per stemma scelse l’immagine di tre capretti a ricordo di quando pascolava le pecore.

Tra il 1415 e il 1424 al soldo del Ducato di Milano sconfisse i Lucchesi, gli Aretini, i Senesi, il duca di Urbino, il signore di Brescia Sigismondo Pandolfo Malatesta (detto il lupo di Rimini), il marchese di Pescara, di Lecco; catturando Bartolomeo Colleoni, di Crema, di Piacenza, Bellinzona e Domodossola. Tali imprese gli valsero il possesso del feudo di Castelnuovo Scrivia con la trasmissibilità ai discendenti e al diritto di fregiarsi del titolo di visconte e a porre nello stemma il biscione visconteo e l’aquila imperiale. Nel 1419 gli fu affidata la vittoriosa campagna contro Genova e ne fu designato Governatore della città.

Il 23 Febbraio del 1425 lasciò il Ducato di Milano e fu accolto dalla Serenissima.

La Repubblica veneziana gli ordinò immediatamente azioni di guerra contro il Ducato di Milano. Francesco da Bussone si mosse con l’assedio di Brescia; la città crollò per fame dopo quattro mesi di resistenza. Il 12 Ottobre del 1427 affrontò la battaglia di Maclodio tra le truppe del Duca di Milano e quelli unite della Repubblica di Venezia e di Firenze. Il condottiero contrappose ai diciottomila tra fanti e cavalieri ducali, ventiseimila uomini: una fitta scarica di frecce si abbatté sui milanesi atterrandoli a migliaia. Con la vittoria, la Serenissima si assicurò il dominio di Bergamo e Brescia e il Doge Francesco Foscari compensò Francesco da Bussone con una magnifica casa sul Canal Grande, con l’assegnazione del territorio di Castenedolo; già proprietà di Sigismondo Pandolfo Malatesta, Il castello di Clusane probabilmente fatto costruire dagli Oldofredi signori di Iseo e confiscato dalla Serenissima per farne dono al condottiero che in questo luogo, si crede sia vissuto dal 1428 al 1432.

Venezia gli assegnò inoltre, quale compenso per i suoi servigi, numerosi possedimenti: nel 1429 gli concesse il feudo di Chiari, con il titolo di conte, i territori diRoccafranca e Clusone.

Voci e sospetti sempre più insistenti, calunnie di rapporti segreti con i Visconti di Milano causarono il suo tramonto. Venne convocato a Venezia per essere interrogato l’8 Aprile del 1432, lì fu arrestato immediatamente e condotto nelle prigioni dei Pozzi: il Senato veneziano si pronunciò per la pena di morte. Tenuto a digiuno tre giorni, torturato e costretto a riconoscersi colpevole di alto tradimento fu imbavagliato per impedirne la protesta della propria innocenza e decapitato la sera del 5 Maggio alla presenza della moglie e delle quattro figlie.

“S’ode a destra uno squillo di tromba…”Alessandro Manzoni riportò in auge questo valente capitano di ventura dedicandogli nel 1820: “Il Conte di Carmagnola”, un’opera tragica nella quale fa del condottiero un ritratto di un leale servitore della Repubblica veneziana ma che fu sacrificato nel nome della ragion di stato, manifestando la propria riprovazione per le guerre fratricide che oppongono italiani a italiani (veneziani contro milanesi), augurandosi l’unità nazionale e la fratellanza fra i popoli.

 
Ultima modifica: Mer, 14/10/2015 - 17:11