Vittorio Viviani

Vittorio Viviani (Milano 29 Settembre 1909 - Nova Milanese 21 Giugno 1998). Capelli lunghi e barba piena davano al suo viso importanza, autorità e fascino, il toscano sempre acceso fra le dita, il vestito di velluto spesso a coste larghe, il maglione la sciarpa e le bretelle perennemente di colore rosso; un’artista tra i più autentici e interessanti della pittura lombarda del novecento.

Frequentò la “Scuola Superiore d’Arte”, si iscrisse all’”Accademia Brera” di Milano dove nel 1928 si diplomò, frequentò fino ai primi anni trenta del novecento la “Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco”. Finiti gli studi avviò un intenso lavoro e ottenne visibili risultati e le prime attenzioni della critica. Conobbe e frequentò pittori di rilievo; Arturo Tosi, Carlo Carrà, Gino Meloni, Lionello Balestrieri, Raffaele De Grada, Cristoforo De Amicis, Umberto Lilloni, Giuseppe Motti, Adriano Spilimbergo … dal 1933 si presentò a tutte le mostre organizzate dalla “Permanente e dal Sindacato Artisti di Milano”, aderendo su invito a moltissime mostre nazionali, partecipando ad oltre trenta mostre personali e più di cinquanta collettive. Le sue opere figurano fra le più importanti collezioni italiane pubbliche e private. Aderì quale membro dell’”Accademia Tiberina”, della “Legion d’Oro”, cittadino onorario del Comune di Alberobello, del Comune di Iseo, Medaglia d’Oro del “Consiglio dei Ministri”, dell’Unione Italiana per la Promozione dei Diritti del Minore, del Comune di Milano per meriti artistici è Medaglia d’Argento “Pensiero e Arte” di Bari. Fondò e organizzò il Premio Nazionale “Bice Bugatti” e “Giovanni Segantini”, nel 1952 la sua opera più importante, la “Libera Accademia Vittorio Viviani”.

Il Maestro Vittorio Viviani partecipò al “Premio Iseo” nel Luglio del 1947, concorso pittorico a cui aderirono pittori lombardi oltre a suoi amici-colleghi quali; Arturo Tosi, Felice Casorati, Raffaele De Granda, e Adriano Spilimbergo e lo vinse con un olio su tela: “Strada degli ulivi”.

Stregato dalla terra sebina, incantato dai paesaggi, dalla natura del lago decise di trasferirsi ad Iseo e per cinquantun anni, tutte le estati apriva il suo studio in via Cerca. Amò talmente Iseo e gli iseani che donò ottanta delle sue opere al Comune fra cui disegni, carboncini, e olii, lavori pittorici in cui immortalò la vita quotidiana del lago, dalle ninfee delle torbiere, alle dolci colline di ulivi, dalle amabili lavandaie del porto Gabriele Rosa, alle caste ragazze sovente colte nella loro nudità, componimenti artistici che ora adornano le pareti del Castello Oldofredi e del Palazzo Comunale. 

Ultima modifica: Mer, 14/10/2015 - 17:16