Franco Fava

“Per scrivere bene in dialetto, bisogna pensare in dialetto”.

Franco Fava (Iseo 1917 - Iseo 2006), poeta con forte personalità della cultura dialettale bresciana. Diplomato nel 1937 all’Istituto “Nicolò Tartaglia” diBrescia dal 1938 prestò servizio militare alla Scuola Allievi Ufficiali del Corpo Automobilistico di Torino e poi nella Divisione Motorizzata di Trento. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu deportato in diversi campi di concentramento, per ultimo quello tra Russia e Polonia a Biala Podlaska e, quando nel 1974 fu inaugurato monumento e cimitero dedicato ai caduti italiani, fu invitato alla cerimonia e gli fu consegnata l’onorificenza onoraria di Partigiano Polacco.

Dal 1950 al 1970 si impegnò nel partito Socialdemocratico ricoprendo cariche pubbliche nel Comune di Iseo: consigliere, assessore e sindaco pro-tempore. È stato inoltre corrispondente per la zona del lago dei quotidiani nazionali “Il Corriere della Sera” e “Il Giorno”. Coltivò interessi culturali quali pittura, scultura, grafica e  fotografia ottenendo gratificanti riconoscimenti in tutta Italia ma, la sua più grande passione, fu la poesia dialettale bresciana. Nel 1953 scrisse la sua prima poesia “Tristèssa”, con la quale si classificò secondo al concorso “Gabriele Rosa”. L’anno seguente, partecipando allo stesso premio letterario, si classificò al primo posto. Nel 1963 frequentò un grande maestro della pittura figurativa italiana: Giulio Vito Musitelli, (alcune sue tele sono esposte nelle “Gallerie Vaticane”), che era solito passare le vacanze estive ad Iseo. Qui lo conobbe, ne subì il fascino diventandone un suo caro amico. Una frequentazione che divenne, per lui formativa, soprattutto nel campo della storia e della critica dell’arte.

Le sue più riconosciute poesie dialettali sono pubblicate nel libro “Talét dè sbrèl” (Voglia di sereno) stampato nel 1997 da Grafo Editore di Brescia.

 
Ultima modifica: Mer, 14/10/2015 - 17:16