Itinerari storici

ISEO  

Iseo è tra i paesi rivieraschi del lago quello il cui centro storico ha meglio conservato l’organizzazione urbana medievale che, solo parzialmente modificata nei secoli XV-XVIII, è pervenuta quasi indenne fino all’ultimo scorcio dell’Ottocento. Le origini del Paese si perdono nell’antichità: le sue sponde furono abitate fin dalla preistoria come è stato documentato dal ritrovamento archeologico di strutture dell’età del Bronzo (XIII secolo a.C.) avvenuto negli anni 1999-2000 lungo la via per Rovato, il nome sembra però derivare dal culto della dea Iside che rimanda all’epoca romana; le condizioni naturali, estremamente favorevoli, rendono senz’altro probabile l’esistenza di  un aggregato di case e terreni significativo come è attestato dal rinvenimento di pavimentazioni di una domus o villa, nella parte alta del paese, risalenti al I secolo d.C. La fortuna di Iseo nasce in epoca altomedievale quando la presenza della pieve, del porto-mercato e del castello promuovono l’abitato come centro più importante dell’area sebina. La prima citazione della presenza di un castello in Iseo è contenuta nel Polittico di Santa Giulia datato alla fine del IX inizi X secolo: infatti l’elenco delle proprietà del potente monastero bresciano, fondato da Desiderio re dei Longobardi, riporta la presenza di una corte con una vigna nel castello. E’ però a partire dai primi secoli del basso medioevo che il castello, situato su un’emergenza rocciosa al limite meridionale del centro storico, andò a costruire l’apice e il fulcro delle difese del paese medievale. Iseo fu circondato da diverse cerchie di mura: la più antica cingeva probabilmente solo la collina sulla quale sorgeva il castello e la chiesa di Santo Stefano (oggi Madonna della Neve), successivamente furono realizzati altri due ampliamenti prima di giungere all’inizio del XIV secolo quando fu costruita la cinta muraria più ampia che andava a comprendere anche l’area della pieve, un tempo esterna al centro abitato. Al paese si accedeva attraverso tre porte: leporte del Campo sulla via per Rovato, la porta delle Mirolte, rivolta verso il monte, e la porta del Porciolo sulla via per la riviera sebina e della Valle Camonica. Tra XII e XIV secolo il paese fu coinvolto nelle guerre con il Comune di Brescia e nelle dispute fra impero e papato vivendo momenti drammatici come nel caso dell’assedio e del saccheggio avvenuto il 28 Luglio 1161 da parte dell’esercito di Federico Barbarossa. Iseo conservò comunque un livello di ricchezza elevato tale da consentire la realizzazione di edifici religiosi di grande qualità (pieve di Sant’Andrea e chiesa di San Silvestro) e la diffusione di un’edilizia civile in pietra che ancora oggi si può riscontrare nelle contrade del Sombrico e del Campo. Nel contempo emersero vari esponenti della nobiltà locale tra i quali la famiglia rappresentativa e potente fu quella ghibellina dei Da Iseo/Oldofredi che, alleata con la famiglia Federici della Valle Camonica, mantenne per vari secoli un controllo politico ed economico sia del paese che di larga parte del territorio sebino e franciacortino. Nel 1454 Venezia estese in modo stabile i suoi possedimenti alle provincie bresciana e bergamasca, dominio che manterrà per circa tre secoli e mezzo. Il paese pur mantenendosi dentro le mura trecentesche rinnovò i propri edifici, soprattutto nella parte centrale dell’odierna piazza Giuseppe Garibaldi, e lentamente conquistò terreno edificabile sottraendolo al lago. Gli anni tra il 1820 ed il 1860 furono caratterizzati da una forte espansione economica: filande, opifici e concerie erano localizzati sulla sponda del lago per usufruire dell’acqua necessaria alle lavorazioni manifatturiere e per la facilità di trasporto delle merci attraverso chiatte. Altra fonte di ricchezza per Iseo furono il porto, che venne potenziato, ed il mercato che si svolgeva due volte alla settimana. Nel 1840 vennero demolite le porte medievali e, negli stessi anni, l’architetto Rodolfo Vantini realizzo il nuovo palazzo dei Grani(ora Municipio) e ristrutturò completamente l’interno della pieve di Sant’Andrea. A fine Ottocento fu costruita la linea ferroviaria Brescia-Iseo che venne collegata con il porto (l’attuale viale della Repubblica) attraverso la demolizione delle case medievali della contrada del Campo. Dal secondo dopoguerra Iseo riprese la centralità economica nell’ambito del Basso Sebino soprattutto grazie alla riscoperta della sua vocazione turistica.  

 

CLUSANE

Clusane, il cui toponimo potrebbe derivare da Clodius o da Chiusa, per la sua favorevole posizione può definirsi uno dei più antichi insediamenti a lago, con tracce di attività palafitticole, con la sicura presenza dei Romani, dei Longobardi e dei monaci di Cluny. L’ambiente naturale, dominato da paludi e canneti, costituiva un ecosistema ricchissimo di vita che permetteva alle comunità primitive, insediate ai bordi del lago fin dal paleolitico, di avere a disposizione una diversificata offerta alimentare (caccia, pesca, piccoli orti), come dimostrano le punte di freccia e i tanti reparti archeologici trovati in questa zona. Particolarmente importante fu il ritrovamento di una lapide con dedica a Giove, ora conservata almuseo Maffeiano di Verona. Resti di una villa romana sono ancora visibili sul lungolago dove, sul parametro in pietra, sono riconoscibili una nicchia a pianta  semicircolare affiancata su entrambi i lati da una serie di archetti ciechi. Il vasellame rinvenuto durante scavi archeologici di emergenza hanno consentito di datare l’edificio al I-II secolo d.C.. In età longobarda, in questo tratto di lago, vi erano le riserve di pesca del Monastero di Santa Giulia di Brescia. Nel 1093 alcuni nobili di stirpe longobarda donarono al Monastero Benedettino di Cluny la cappella dedicata ai Santi Gervasio e Protasio esistente nel castello di “Clixano”. I monaci francesi si insediarono nell’antico castrum sul promontorio, dove ora si trova la “chiesa vecchia” e lì fondarono un priorato. Furono probabilmente i monaci a dare impulso alla bonifica dei terreni paludosi di questa zona e a raccogliere contadini e pescatori intorno al piccolo monastero: da quelle comunità si svilupparono poi nei secoli successivi la Vicinia ed il Comune. Il paese dunque si costituì attorno all’antico castrum che racchiudeva, oltre alla chiesa, il primo nucleo di case. Nel XIV secolo, sulla propaggine occidentale del dosso ed all’esterno del borgo fortificato, fu edificato un castello residenziale (detto del Carmagnola) mentre fuori dalle mura, a diretto contatto con il lago, vi era il piccolo porto con affacciate le abitazioni dei pescatori. Il catastico di Giovanni da Lezze (1610), segnala a Clusane il castello circondatoda mura e ponte levatoio, con bellissime case di proprietà dei nobili bresciani, Sala, Maggi, Coradelli, e due mulini in prossimità del lago. A quell’epoca e fino alla fine dell’Ottocento gli abitanti erano quasi tutti pescatori. Nel 1906 venne aperto sulla riva del lago l’opificio della filanda Pirola, che occupava quasi tutte le donne del paese. Il centro di Clusane fu Comune autonomo fino al 1927, mentre oggi è frazione di Iseo. La fisionomia del centro abitato cambiò radicalmente nei primi anni del Novecento  in seguito alla costruzione della strada principale Iseo-Paratico e l’affermarsi di nuove forme economiche che trasformarono i pescatori in ristoratori. Il cambiamento fu dovuto proprio alla capacità di cucinare il pesce di lago, in particolare la tinca. Una forte espansione urbanistica si sviluppò sia lungo la strada provinciale, sia nella parte verso la collina, dove vennero costruiti gran parte dei ristoranti. A lago rimasero evidenti i segni della lunga, importante e particolare storia legata alla pesca fatta soprattutto in acque basse, con antichi strumenti come la fiocina, l’arma più antica con cui si praticava l’attività venatoria sulla terra ferma e qui impiegata, forse per la prima volta nell’acqua: il “furù”. Altri interessanti sistemi di pesca si erano sviluppati in questo tratto di lago, come “i légner”, “le fascine”, “le pescaie”, il “rét”, oggi in disuso. A Clusane si possono ancora vedere utilizzate vari tipi di nasse come i caratteristici berta velli, tamburelli e la “parola”, una delle tre grandi monumentali pentole dove si tingevano con le bucce di castagne le reti. La zona lacustre di fronte al paese è denominata “Foppa di Clusane” e costituisce il regno della tinca, pesce di acque basse. Quando i pescatori cominciarono a cucinare, nelle prime osterie del paese la tinca al forno, ripiena di pane e servita con la polenta, fu subito un successo turistico e Clusane diventò “il paese della tinca al forno”.

 

CREMIGNANE

Cremignane è una piccola frazione del Comune di Iseo situata su una collina distante circa 3 Km in direzione Sud-Ovest. Tale collina è un raro esempio di un antichissimo conglomerato d’origine fluviale solcato e lisciato dal ghiacciaio dell’era quaternaria. Il nome Cremignane deriva forse da Grémegn o Greben, cioè luogo molto umido o terra arida e sterile. Il toponimo lascia intuire come la zona dovesse essere boscosa e acquitrinosa, tanto da essere considerata nel Medioevo una riserva di caccia e di pesca. Nell’alto Medioevo era abitato da una piccola comunità e un documento del 790 ricorda il nome di un monaco ribelle, Ardosino, specificandone la presenza da Cremignane. Nel secolo XI i cluniacensi stabilirono qui un priorato che era sotto le dirette dipendenze del papato. Dal punto di vista ecclesiastico però dipendeva ancora dalla Pieve di Iseo, la quale vi inviava sacerdoti officianti. Con il declino del priorato, nel XII secolo, i beni della chiesa passarono alla Pieve di Iseo e poi inglobati nella proprietà della famiglia Coradelli che edificò accanto alla chiesa un castello, del quale non rimane alcuna traccia. La chiesa è anche dettaSan Pietro della Lama per la vicinanza delle torbiere e degli acquitrini che lambivano il paese. Inizialmente l’edificio religioso consisteva in una piccola cappella edificata, secondo padreFulgenzio Rinaldi, autore nel 1685 dei “momenti Historiali dell’antico e nobile castello d’Iseo”, negli stessi anni della costruzione di Sant’Andrea di Iseo (inizi VI secolo). Un edificio di culto di dimensioni probabilmente più consistenti venne edificato   fra il XV e il XVI secolo. Fra il 1584 e il 1627 la chiesa assunse la funzione di cimitero per gli abitanti del borgo. L’attuale chiesa venne riedificata, come ricorda una lapide, nel 1750 su un’area della Pieve di Iseo. L’unico altare conserva una pala, datata 1729 e firmata da Antonio Paglia, raffigurante una “Madonna col bambino e San Pietro”. La chiesa venne adornata nel XIX secolo con stucchi e affreschi diTeosa  (l’”Assunta” della cupola del presbiterio) e Santo Cattaneo (“Santi Andrea Apostolo, Giovanni Battista, Francesco d’Assisi, Giacomo Apostolo” nei peducci della suddetta volta). Fu ampliata agli inizi del XX secolo e la decorazione venne continuata dal bergamasco Pietro Servalli allievo del Loverini con l’affresco “La pesca miracolosa” nella cupola della navata. La decorazione è stata completata nel 1945 da Pietro Muzio Compagnoni e figlio. La consacrazione dell’edificio è avvenuta nel 1963.

PILZONE

 

Pilzone si trova a Sud-Ovest del torrente Vaglio ed è sovrastato a tramontana dal monte Punta dell’Orto. E’ frazione di Iseo e parrocchia autonoma ma originariamente apparteneva al pago e alla Pieve di Iseo. Già Comune nel 1280, nel XIV secolo venne investito di proprietà vescovili. Forse era una delle corti della famigliaOldofredi, che a lungo mantenne il proprio potere su Iseo. In seguito Pilzone divenne feudo dei nobili Fenaroli qui possidenti di terreni e di una bella casa del XVII secolo, costruita in stile veneto, con portale in conci a bugnato in pietra di Sarnico e, nell’ala nobile, una torretta con bellissima gronda modanata. Oltre ai Fenaroli si distinsero nel XVII secolo le famiglie Borrelli e Buffoli. Dal punto di vista amministrativo appartenne alla quadra di Iseo e rimase Comune autonomo fino al 1928. Il centro storico è abbastanza compatto con vicoli che salgono lungo il versante; la maggior parte degli edifici è di tipo rurale, ma vi sono anche case che denotano un certo tenore di vita con aperture munite di cornici in pietra di Sarnico. Sul limite settentrionale del paese vi è la chiesa di San Tommaso di fondazione romanica; è documentata a partire dal XV secolo e restaurata più volte dal XVII secolo in poi. Dalla piazzetta di San Tommaso inizia il percorso della via Valeriana che, attraverso la riviera del Sebino e del Passo della Croce di Zone, conduce a Pisogne e alla Valle Camonica. Quando la chiesetta di San Tommaso si rivelò insufficiente a contenere la popolazione, la parrocchia fu spostata in basso lungo la strada del lago dove già esisteva una chiesa intitolata a San Pietro, di probabile fondazione cluniacense. La nuova parrocchiale venne restaurata più volte a partire dal XVI secolo, l’attuale intitolazione è alla Madonna Assunta ed ai Santi Pietro e Paolo. Nella parte più elevata del paese parte anche un sentiero che, attraverso una ripida valletta, conduce ad un pianoro dove sorge all’interno di un complesso rustico la chiesetta di San Fermo (secolo XVII). Caratteristica è la torre campanaria che, isolata dagli edifici e sul ciglio della parte rocciosa, risulta visibile da buona parte del lago. Di fronte al paese verso il lago si erge il Montecolo; un documento del X secolo cita una rocca che sorgeva sul colle, in località Pilzone, venduta dal vescovo di Cremona al figlio del conte Teutaldo, già proprietario del versante settentrionale della collina. Sul pendio su-occidentale della stessa si trovano delle cave per calce di pietra idraulica della “Calce di Palazzolo” intensamente sfruttate dal XIX secolo ma oggi non più in funzione. All’altezza di Covelo, a metà strada fra Iseo e Pilzone, sorge la piccolissima penisola di Montecolino scelta l’’inizio del XX secolo come base per una scuola di idroviazione attiva per tutta la 1ma Guerra Mondiale. Chiusa alla fine del 1918 venne riaperta nel 1930 come base di prova dell’idrovolante Caproni 97; la Caproni vi tenne uno stabilimento per la fabbricazione di idrovolanti fino al 1943 e usò il bacino antistante per le prove di immersione dei “mini-sommergibili” e per l’addestramento degli equipaggi. I piccoli natanti, riconvertiti in mezzi d’assalto, facevano parte di un progetto per attaccare New York e il porto di Freetown in Sierra Leone, sede di un acquartieramento della Flotta Inglese, progetto sfumato con l’Armistizio del 1943. I sommergibili rimasero a Montecolino fino alla fine della guerra e nella fabbrica trovò posto l’Officina Meccanica di Precisione della Decima MAS. Lungo la strada del lago si incontrano anche due edifici significativi: il primo è costituito dall’ex-casa Negrinelli (XIX secolo) dove sventolò nel 1848 la prima bandiera tricolore della rivolta risorgimentale, la seconda è costituita dal complesso in stile Liberty adibito ad albergo “Araba Fenice” che ospitò nel 1944 l’illustre statista inglese Winston Churchill.

Riferimenti Normativi

Ultima modifica: Gio, 09/02/2017 - 16:48